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NINFA PLEBEA
Favola in musica
Liberamente tratto da "Ninfa Plebea" di Domenico Rea
Adattamento e regia Rosalba Di Girolamo
Consulenza alla sceneggiatura Lucia Rea
Con Antonello Cossia, Rosalba Di Girolamo, Annalisa Madonna (voce), Jennà Romano (musiche dal vivo) e la giovane Luna Fusco
Assistente alla regia Mattia Tammaro
Costumi e oggetti di scena Rosa Ferrara
Disegno luci Angela Grimaldi
Progetto fotografico Nunzia Esposito
Consulenza al progetto Roberta D'Agostino
Direzione tecnica e video Carmine Giordano
Direzione di produzione Flavio Di Fiore
Produzione Baba Yaga Teatro
Con il patrocinio di Fondazione Premio Napoli, Comitato Centenario Domenico Rea, con il supporto di UIL Pari Opportunità
Si ringraziano Casa del contemporaneo e Peppe Zarbo
Sala Assoli
10 luglio 2025, ore 21:00
Durata 60 minuti
“La vuoi sentire la storia di Catuccia quando nel bosco incontrò un orco peloso e grosso come una montagna?” Così inizia il nostro “Ninfa plebea-favola in musica”, riscrittura del magnifico cunto di Domenico Rea. Il racconto è affidato a due narratori, il Nonno e Miluzza, cui fa da contrappunto un coro per voci, musica, e movimenti scenici. Cinque le figure sul palco: il Nonno, deux ex machina della messa in scena, che racconta la fiaba a Miluzza incarnando i volti degli “orchi” evocati, Miluzza che si fa trina (giovane danzatrice, narratrice e voce cantante) e il musicista che scandisce il ritmo della storia in un continuum sonoro, in cui canti e sonorità del nostro sud si fondono con la chitarra acustica, elettrica e strumenti percussivi.
Una storia che racconta il percorso di vita di un’adolescente traboccante di sensualità e purezza in uno dei tanti sud del mondo, impreparato ad accoglierne la dirompente forza vitale ma pronto a destinarla all’inferno. Una favola scura e contemporanea popolata di orchi fate e streghe, che procede per quadri musicali e cromatici echeggiando il linguaggio di Basile, tanto amato da Rea. Una sorta di medioevo culturale sospeso nel tempo, una fiaba iniziatica che vuole essere, soprattutto, una riflessione sull’abuso. Perché, come dice il Nonno a Miluzza; “bisogna imparare a distinguere tra puzze e profumi”.